Non so voi, care mamme in provetta, ma io con i test di ovulazione ho sempre avuto e continuo ad avere un pessimo rapporto. Preferisco di gran lunga spararmi iniezioni sulla pancia come una specie di Rambo della periferia, piuttosto che sottopormi a quei maledetti test.

Inizialmente, quando ancora non avevo un piano ben preciso per andare a recuperare il mio piccolo Tiratardi, mi sono lanciata nell'acquisto dei test di ovulazione più glamour che esistano sul mercato: quelli cioè che utilizzano lo spiritoso linguaggio delle emoticon.
 
Quando compare lo stesso smile che voi utilizzate per scrivere innocenti sms, significa che è arrivato il momento clou e bisogna agire. Al contrario, se la faccina resta inespressiva, o meglio compare un solo cerchio senza occhi nè bocca, vuol dire che della vostra agognata ovulazione ancora non c'è alcuna traccia e potete anche andare a farvi una bella passeggiata. 
A me la cosa non ha mai convinto.
Può uno smile interferire nella mia vita sessuale? 
Ma non avrebbero potuto utilizzare uno stratagemma più romantico? Con quello che costano potrebbero, che so io, disporre di un dispositivo speciale che nel momento cruciale del picco ovulatorio, fa partire una musica d'atmosfera come La vie en rose o la colonna sonora di Dirty Dancing... 
 
No, uno smile. smiley... che poi: ma che c'avrà tanto da ridere 'sto coso?!?
 
Va beh,  quel sistema non faceva proprio per me.
 
Quando poi conobbi la mia ginecologa, alias insostituibile coach della fecondazione, lei mi suggerì, o meglio mi intimò (non è una tipa che va molto per il sottile), di utilizzare i test vecchio stampo, quelli cioè basati sulle due classiche lineette che devono colorarsi in modo uguale...
 
E' stato allora che, una parte della mia vita intima, è diventata una tragica questione di sfumature.
Gli antipatici stick erano oggetto di lunghe osservazioni critiche orientate a scandagliare la seppur minima differenza cromatica: la linea di sinistra tende al porpora, quella di destra al rosa molto intenso... quella di destra al rosa confetto, quella di sinistra al rosa pallido... e così via alla scoperta di gradazioni impercettibili che nemmeno pensavo esistessero nella vita reale.
Insomma, in breve tempo mi ritrovai a sviluppare con i malefici test di ovulazione, lo stesso rapporto che avevo, quando andavo a scuola, con i compiti a casa: ogni scusa era buona per non farli oppure per farli così distrattamente da dimenticarmi di guardare il risultato...
 
Quando poi mi presentavo agli appuntamenti con la coach, la scena era veramente penosa...
 
"Allora, ha fatto i test come le avevo detto?"  
 
"Veramente io... Ehm... Cioè, in realtà uno... No, beh..." - la sedicenne che a tutt'oggi alberga in me sarebbe stata quasi pronta a giocarsi il jolly: "No, non li ho potuti fare perché mia nonna non è stata bene e l'ho accompagnata dal dottore... ma ho la giustifica dei miei..."
 
Ed ogni volta lo stesso epilogo: ramanzina della coach, sguardo basso e coda tra le gambe.
 
Tuttavia negli anni posso dire di aver raggiunto una discreta maturità ed oggi vivo il test di ovulazione in maniera tutto sommato responsabile: pensate che ho persino imparato a ricordarmi di guardare il risultato prima di buttarli via ed anche la coach si è dichiarata molto fiera di me.
 
In compenso però ho preso un'importante decisione:  quando il Tiratardi si deciderà ad arrivare io organizzerò il mio personale addio-al-test-di-ovulazione. 
Un mega party a cui, care mamme in provetta, sarete tutte invitate. 
 

Ritratto di Francesca Gastaldi

Posted by Francesca Gastaldi