Riprendiamo il nostro viaggio “intrauterino” considerando suoni e sfumature percepiti dal piccolo nel pancione.

Il sistema uditivo inizia la sua formazione intorno alla 10° settimana di età gestazionale (e.g.), si completa intorno alla 20° settimana di e.g. ed è funzionante intorno alla 24° settimana di e.g. quando è parzialmente completo anche il nervo uditivo (si completerà definitivamente intorno ai due anni di vita).
 
Verso la 26°-28° settimana di e.g. il feto reagisce a stimoli uditivi provenienti dall’esterno: presenta variazioni della frequenza cardiaca e sussulti in seguito a suoni forti e improvvisi, si “stiracchia” e muove le palpebre se invece sono suoni più delicati.
Alla 35° settimana di e.g. l’orientamento uditivo è molto simile a quello del neonato ed è grazie all’ampia variabilità di suoni registrati nell’utero materno che alla nascita abbiamo  una “memoria uditiva”.
Il feto infatti percepisce suoni sia endogeni cioè provenienti dal corpo della mamma, di sottofondo (suoni ritmici come il battito cardiaco e il respiro, rumori digestivi, movimenti..), sia esogeni, cioè che provengono dall’esterno (musica, rumori ambientali, voci delle persone).
 
Feto di 30 settimane
 
Un suono speciale è rappresentato dalla voce della mamma che, percepita in modo amplificato, costante e con ritmo regolare, ha una valenza comunicativa ed emozionale nell’interazione materno-fetale e sarà un punto di riferimento per il bambino anche dopo la nascita (1,2).
 
L’ultimo senso a svilupparsi è la vista.
La prima maturazione delle strutture deputate al sistema visivo (retina, fotorecettori, nervo ottico, aree cerebrali visive) avviene tra la 18° e la 26° settimana di e.g. e proseguirà poi ben oltre dopo la nascita.
All’interno dell’utero gli stimoli visivi non sono così numerosi rispetto alle altre informazioni sensoriali.
Il feto, che apre gli occhi alla 18° settimana, può percepire il cosiddetto “crepuscolo uterino”, ovvero quella luce che dall’esterno entra filtrata dall’utero materno (per es. quando la mamma prende il sole con la pancia scoperta) e reagisce con un sobbalzo quando si punta una luce forte sull’addome materno.
 
Sebbene l’esperienza visiva fetale sia limitata alla percezione di luci filtrate, alla 31° settimana il feto riesce a fissare un punto e alla 32° è possibile uno sguardo attento su una forma.
Già nei primi giorni di vita extrauterina il neonato infatti è in grado di fissare forme ovali, con contorni curvi e ben delineati come quelle dei nostri occhi, del capezzolo della mamma e del nostro viso che riesce a fissare anche per qualche minuto.
Intorno ad un mese di età il bambino riuscirà a mettere a fuoco meglio ad una distanza di circa 20-30 cm, ovvero quella distanza viso-viso o viso –seno di quando viene coccolato e allattato in braccio (2).
 
Le conoscenze sullo sviluppo e sulle capacità sensoriali prenatali ci fanno comprendere come il feto sia quindi un individuo attivo che inizia la scoperta di sé stesso e del mondo circostante già prima di passare al mondo extrauterino. Il neonato nasce quindi con un repertorio di informazioni (voce della mamma, contatto e odore materno, sapore del latte materno, sentirsi cullato) già sperimentate e memorizzate che ritroverà anche nel nuovo mondo ed è proprio questa possibilità di ri-trovamento, insieme all’essere amato, che faciliterà quella prima complessa relazione di attaccamento (bonding) tra lui e la madre (1,3). 
 
Cristina Taddei , dr.ssa in Fisioterapia – Specialista in Area Pediatrica
 
 
Bibliografia:
1) Il feto apprende in utero?. E.Benassi, in Nuove prospettive in ostetricia e ginecologia - Aspetti del benessere fetale e interazioni biologiche madre-nascituro, a cura di C. Zara e F. Polatti, Università degli Studi di Pavia, 1998.
2) Amarlo prima che nasca. Il legame madre-figlio prima della nascita. J.P.Relier. Ed. Le Lettere.
3) Il linguaggio della pelle. Ashley Montagou. Verdechiaro Edizioni.
 

Ritratto di Cristina Taddei

Posted by Cristina Taddei