Suicidi in adolescenza

No, non è giusto. Non è possibile e non lo accetto. E' agghiacciante. Io non riesco a definirlo diversamente. Ma perdonatemi se l'aggettivo non è riferito ad episodi di suicidio che si ripetono. Per me è agghiacciante l'ennesimo tentativo di scaricare la responsabilità sui più fragili: i compagni, i ragazzi, gli adolescenti.

No, non è giusto. Non è possibile e non lo accetto. Davvero come adulti ci siamo arresi? Ci siamo arresi al punto che, sulla scelta di vivere di una ragazza (o ragazzina? o bambina?) di 14 anni riteniamo che influisca più un gruppetto di altri ragazzi piuttosto che la sua stessa storia personale, qualcosa che bruciava dentro di lei? Davvero vogliamo accettare questa nostra incapacità? Davvero siamo insignificanti nella storia dei nostri ragazzi? Davvero accettiamo di non avere alcun peso sulla scelta di vivere o morire?

Sia ben chiaro, non voglio accusare chi ora soffre di più. Non è proprio questo il punto.

Ma i ragazzi, le ragazze, i compagni... seppure fossero davvero tanto cattivi, violenti, spietati nei confronti di tanti adolescenti suicidi, i ragazzi sono sempre vittime. No, loro non possono essere "il male". Loro pure sono vittime.
Vittime come i loro stessi bersagli: fragili, arrabbiati, incazzati come le iene e incapaci di gridare e urlare forte il loro dolore. Qualcuno si arrende e sceglie il silenzio estremo come ultimo grido, forse l'unico grido che verrà ascoltato, noi questo non possiamo saperlo (e quindi non possiamo neanche accusare o giudicare nessuno). Ma certamente è l'ultimo grido: lacerante, inutile, senza risposta. Un urlo che squarcia le storie, i media, gli amici, la città, la famiglia... tutto e tutti.

Senza poter attendere o ricevere una risposta. Grido inutile per sé.

Forse però utile per gli altri. Perché un ragzzo o una ragazza che si toglie la vita ha gridato un malessere che ora può dare solo un vero frutto: trascinando dietro il suo, il grido inespresso dei suoi coetanei, di quelli che spaccano, insultano, violentano, vessano, perseguitano... nell'illusione di essere più forti.

Ma chi sarà il prossimo ad arrendersi? Chi sarà il prossimo a gridare "Ero vivo e non ve ne siete accorti"? Certo uno o una di loro. Certo sarà qualche altro ragazzo o ragazza che nella merda - da vittima o da carnefice - ci si trova dentro fino al collo.
E noi come ci facciamo trovare? Col dito puntato o con le braccia aperte? Coi fiumi di inchiostro sui giornali, felici di avere da scrivere e vendere in questo tempo di crisi, oppure con la bocca chiusa ad ascoltare questo grido lacerante?

Lasciamoci stordire le orecchie e lacerare lo stomaco.

Perché hanno tanto da dirci.

Perché hanno tanti motivi per essere arrabbiati, per essere delusi.

Lasciamoci stordire le orecchie e lacerare lo stomaco.

In silenzio.

Perché l'urlo di ogni adolescente che cade, da vittima o da carnefice, è tutto rivolto contro la comunità degli adulti.

 

Ritratto di Natalia Forte

Posted by Natalia Forte

In cammino, a piedi nudi: fra terra e cielo, fra realtà e immaginazione, fra presente e sogno, fra necessità e desiderio, fra regole e ideali, fra attualità e realizzazione, fra cervello ed emozioni... Dove stanno questi ragazzi quando parliamo con loro? Dove stanno con la testa? Sicuramente lontani dai piedi, sicuramente altrove, laddove noi non possiamo arrivare, dove loro non ci vogliono portare.

Perché il loro mondo può essere solo ciò che stanno respirando in questo momento. E nessun altro lo deve capire... altrimenti non sarebbe più il loro mondo.