Sconvolge la quantità di donne morte ammazzate per mano di uomini che in questi giorni affolla le pagine dei giornali, le immagini dei telegiornali, i setting dei talk-show. Sconvolge anche sentire, ogni volta, ancora adesso, definirli ‘delitti passionali’.

Le parole sono importanti e tanto più lo sono quando vengono usate per definire fatti che nulla hanno a che vedere con quelle parole.
Cosa c’è di ‘passionale’ in un delitto?

La passione è positiva, è vitale, è costruttiva. La passione appartiene alla prima fase dell’amore, a quel momento in cui si è talmente euforici ed euforiche da fare cose che altrimenti non si farebbero. Ma non certo un delitto!

Il delitto, se commesso da un uomo sulla donna, per il solo fatto che la vittima è una donna, altro non è se non un caso di femminicidio. E di certo non troverà origine nella passione ma nella paura, nel senso di inadeguatezza, nel senso di inferiorità, nel senso di impotenza che evidentemente così tanti uomini provano in confronto alle donne.

Sul punto esistono numerosissimi studi, ricerche, indagini, soprattutto grazie alle associazioni di donne che hanno ampiamente dimostrato la negatività di questa cultura.

Tuttavia, esiste ancora, in una parte significativa della popolazione, la convinzione che eros e thanatos vadano d’accordo ed è ancora fortissima la convinzione che tra donna e uomo un po’ di violenza sia normale ed ancora tantissime sono le donne convinte che se lui le picchia lo fa perché le ama.

Ebbene, questa cultura produce solo danni creando confusione nell’educazione di uomini e donne, posti di fronte a modelli sbagliati vissuti come esperienze ineluttabili.
Questa cultura è profondamente sbagliata e parte, anche in questo caso, dalle parole sbagliate.

Lettera di Stefania Guglielmi e le donne  dell’Udi di Ferrara

 

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