Mio figlio ha ripreso la scuola e anche io la mia. A settembre, ormai, l’estate è archiviata a Zurigo (ehm, quest’anno in verità l’estate non è proprio arrivata, quindi ne sentiamo meno la mancanza :-(), e tutte le attività abituali riprendono verso i ritmi autunnali.  Stanno piano piano comparendo le zucche e i frutti tipici della stagione che ci porterà verso l’inverno.

Per cercare di porre rimendio  alle recenti abitudini di studentessa negligente, ho deciso di ricominciare il mio corso di tedesco il prima possibile, ed eccomi qui, alle prese con verbi da studiare, compiti da svolgere e vocaboli da ricordare. La mia insegnante ha pure confessato che, quando andava scuola, lo studio del Tedesco non le piaceva proprio, poi, col tempo, ha cambiato idea e adesso lo insegna anche.

Lei è svizzera e ricordiamo che il tedesco qui è di fatto una lingua straniera. A Zurigo si parla lo Schwiizer Deutsch che è un antico dialetto locale, con basi germaniche, ma abbastanza diverso dalla “lingua pura” che i bambini iniziano a studiare a partire dalla scuola elementare. E’ quindi normale che i più piccoli non comprendano il “vero” tedesco, così come che alcune persone con scolarità non elevata abbiano qualche difficoltà nel parlarlo.
Dovendo dire tutta, ma proprio tutta, la verità, ed evitando di addrentrarsi in spinose questioni “politiche”, gli svizzeri non amano parlare tedesco (come non amano i tedeschi in generale) ed avendo la fama di poliglotti (con 4 lingue ufficiali in un Paese francobollo) sono quasi più contenti se qualcuno parla loro in inglese, in italiano, o in qualche altra lingua.

Per chi arriva qui completamente digiuno delle basi della lingua teutonica, come è capitato a me, la strada sembra davvero in continua salita. Il tedesco è notoriamente una lingua ostica, e impararlo ad una certa età rasenta davvero la “mission impossible”; a ciò si aggiunga che le occasioni di fare pratica quotidiana sono molto scarse (tranne per chi è inserito in un ambiente di lavoro) per il motivo che ho ricordato sopra: anche se sei straniero e non padroneggi l’idioma (tanto meno quello locale!) gli svizzeri molto difficilmente si rivolgeranno a te in tedesco, talvolta neppure dietro specifica richiesta, bensì in svizzero. E’ ovvio, dunque, come la tentazione di bypassare una volta per tutte il problema e parlare direttamente l’inglese sia spesso irresistibile.

Ma non è tutto. Non è affatto raro trovare persone che parlano discretamente italiano e la stessa comunità italiana (sia di prima che di seconda o terza generazione) è estremamente numerosa e un po’ ovunque è la regola sentire parlare la nostra lingua. Rimarrà negli annali il siparietto con il quale, alcuni mesi fa, provai ad andare in stazione per comprare un biglietto del treno per mia suocera che doveva rientrare a casa: fresca di lezione, passai ore ad imparare tutte le frasi necessarie, arrivai allo sportello fradicia di sudore (anche se era inverno) e, con notevole orgoglio, partii in quarta con la mia richiesta all’impiegata.
Salvo poi sentirmi chiedere “Finestrino o corridoio?

 

Immagine tratta dal sito www.forum-helveticum.ch

 

Ritratto di Carlotta G

Posted by Carlotta G

Da sempre curiosa di altre culture e abitudini, mamma espatriata con famiglia a Zurigo dal (quasi) lontano 2013. Blogger a tempo perso, studentessa suo malgrado di lingua teutonica e insegnante di Yoga, dove finalmente è solo se stessa e prova ogni tanto a indicare anche agli altri la possibilità di essere solo se stessi.
Da secoli si ripromette di scrivere un libro, forse, prima o poi. Non sullo yoga, ma sulla capacità di "vivere altrove". Intanto scrivo della mia vita a nord delle Alpi anche sul mio blog personale La vita a modo mio