Alcune persone sono convinte che proporre un libro ad un bambino in età prescolare abbia poco o nessun senso. Ci sono genitori che raramente si sono soffermati a leggere una storia al proprio figlio. “Quando avrà imparato a leggere, lo farà da sé” sostengono, relegando tutti i libri per bambini piccoli in un unico grande spazio non meritevole di attenzione, tanto meno di approfondimento.
Eppure tutti noi abbiamo dei ricordi infantili legati all’atto di ascoltare delle storie.

I più fortunati ricordano nonni o genitori che indugiavano presso il loro letto la sera con una fiaba o un racconto. Ad altri magari capitava più di rado, in occasione di festività o riunioni di famiglia. Ma sono certa che le storie della nostra infanzia, quelle ascoltate dalla voce di un adulto più ancora di quelle lette, ci restano ancora oggi nel cuore.

Perché allora privare i nostri bambini del piacere di una lettura tutta dedicata a loro?

Negli ultimi anni è stata riscoperta e rivalutata la grande importanza della lettura ad alta voce. Leggere ad un bambino significa allietarlo e confortarlo con il piacere di una storia, significa donargli del tempo, entrare in relazione con lui, comunicare, creare un canale per arrivare al suo mondo; significa aiutarlo ad entrare in contatto con l’oggetto libro e gettare i primi semi per la nascita di un lettore adulto-  che in quanto lettore avrà più risorse pratiche ed emotive di chi non lo è -; significa insegnargli ad ascoltare, a prestare attenzione, offrirgli un universo di immagini e di storie che diventeranno terreno fertile per la sua fantasia; significa inoltre predisporlo, in maniera piacevole ed affettiva, alla futura scolarizzazione, migliorando i suoi tempi di attenzione e le sue capacità di elaborazione.

Ma è meglio leggere un libro o raccontare una storia? Non esiste necessariamente un meglio o un peggio.

Il racconto orale ha il pregio, in accordo con quanto sostengono molti pedagogisti ed educatori, di offrire al bambino la possibilità di creare la sua personale galleria di immagini. Di non fornire cioè una raffigurazione predefinita di personaggi ed ambienti della storia, ma dare la libertà al bambino di spaziare con la sua fantasia.

Condividere un albo illustrato, d’altro canto, permette di godere insieme al bambino di un oggetto speciale. I libri per l’infanzia di qualità sono curati, oltre che nel testo, anche nelle figure e permettono pertanto un’educazione all’immagine. Offrendo al piccolo una varietà di modalità di rappresentazione- dalle più realistiche alle più astratte, dai colori al bianco-e-nero, dalle forme nette e definite a quelle sfumate - lo si allontana dalle immagini stereotipate della televisione, lo si abitua a decodificare diverse tipologie figurative, lo si aiuta a formare il suo personale gusto e spirito critico e gli si permette di muovere i primi passi nel mondo dell’arte.

Per il sostegno della lettura ad alta voce in età prescolare sono stati avviati in Italia, a partire dal 1999, iniziative nazionali e locali, le più note delle quali si inseriscono nell’ambito del progetto Nati per leggere, che ha origine dalla collaborazione tra bibliotecari e pediatri, consci della grande importanza di favorire un incontro precoce e positivo tra bambino e libro. Sulle pagine del sito dedicato al progetto si possono trovare interessanti consigli di lettura e bibliografie; vale di certo la pena farci un salto!

Ma cosa leggere ad alta voce ai nostri bambini? Per fortuna c’è solo l’imbarazzo della scelta! Tra le pagine di questa rubrica non mancherò di dare una molteplicità di spunti.

Oggi voglio presentarvi due “classici”, due albi dei quali è quasi doverosa la lettura ad alta voce. Due libri esemplari per musicalità del testo, due piccoli capolavori che nel percorso di un giovanissimo lettore vanno, in qualche modo, incontrati. E che hanno il pregio di divertire anche il lettore adulto che li propone, creando la possibilità di una complicità genitore-figlio che è uno dei risultati affettivo-relazionali più importanti della lettura condivisa.

Il primo albo è “A caccia dell’orso” di Michael Rosen, illustrato da Helen Oxenbury, e pubblicato da Mondadori. Devo subito darvi una delusione: questo libro non è più edito in Italia. Per procurarvelo avete due possibilità: o acquistare l’edizione inglese o recarvi in una biblioteca con un buon settore ragazzi, dove di solito si trova. Vi assicuro che un piccolo sforzo vale la pena perché l’albo è imperdibile. Le grandi illustrazioni ad acquerello di Helen Oxenbury, preziose come piccoli dipinti, narrano, insieme ad un testo di impareggiabile musicalità e ritmo, una storia semplice e divertente, quasi un gioco, che aiuta il bambino ad affrontare simbolicamente e ad esorcizzare le paure.

Il libro inizialmente può apparire un po’ spiazzare perché non si tratta della “solita favola”. Un papà, i suoi figlioletti e il cane dichiarano di andare a caccia di un orso. Ma durante il percorso sono ostacolati da vari ambienti ed elementi naturali (l’erba alta, un fiume, una distesa di fango, un bosco, un temporale…) che devono affrontare e superare, fin quando non giungono finalmente alla grotta dell’orso. Nel momento stesso in cui stanano l’animale, questo si mostra minaccioso e la famigliola deve ripercorre all’indietro il percorso fatto, fino a potersi chiudere in casa al sicuro concludendo “A caccia dell’orso non andiamo più!”.

La caccia all’orso e gli ostacoli al cammino – vissuti con partecipazione durante la lettura grazie ai suoni onomatopeici del testo narrante –  creano nel piccolo lettore un livello di suspense che lo porta a lasciarsi coinvolgere e ad affrontare, giocando, le sue paure. L’unione della famiglia cacciatrice, il rapido cammino di ritorno, la sicurezza della casa e la salvezza finale creano l’atmosfera rassicurante sulla quale il bambino può contare per risolvere la tensione interiore e perpetuare il gioco scaricando i timori.

Una lettura terapeutica che va fatta più e più volte. Ma anche una lettura giocosa, perfetta da recitare e drammatizzare insieme.

Più scanzonato, ma non meno geniale, è il secondo libro che vi presento. Si tratta di Prosciutto e uova verdi del Dr Seuss, editore Giunti.  Il Dr. Seuss è il famosissimo autore ed illustratore americano di pubblicazioni per bambini, papà di tanti personaggi amati, molti dei quali conosciuti dal grande pubblico italiano tramite i film a cartoni animati tratti dai libri (l’elefante Ortone, il folletto Lorax…).

Il tratto del Dr. Seuss è quindi già noto: i suoi curiosi animaletti umanizzati, resi in bianco e nero con poco e netto uso del colore, i volti sempre molto espressivi e divertenti, il senso del movimento, l’umorismo evidente.

Il testo dell’albo è in rima, spassoso, piacevolissimo da leggere. Un tale Nando (detto Ferdi) cerca di convincere un amico ad assaggiare del prosciutto e delle uova verdi. Al rifiuto categorico di questo insiste proponendo l’assaggio dello strano cibo in situazioni che si fanno via via più rocambolesche, surreali ed esilaranti. Le immagini accompagnano la filastrocca amplificandone l’effetto comico in un crescendo di ritmo e paradosso. Alla fine il buffo Ferdi, per sfinimento, convince l’amico a prendere un bocconcino della curiosa vivanda e…..la sorpresa sarà assicurata!

Un libro che strega i piccoli ascoltatori, li incanta e li fa ridere. Un successo certo che diventa velocemente anche un simpatico tormentone, da citare e ripetere in ogni occasione. E un valido aiuto per convincere i bambini più riluttanti ad assaggiare pietanze nuove, anche quelle dall’aspetto meno rassicurante. Perché un racconto, una risata e un gioco convincono molto più efficacemente di tante minacce e imposizioni.

I due albi sono indicati a partire dai tre-quattro anni di età (il primo va bene dal terzo anno, il secondo, usando parole un po’ più ricercate, può essere proposto un pochino più tardi) fino… allo sfinimento!

 

Posted by Federica Pizzi