I no-choice in ogni loro manifestazione sono lì presenti a ricordarci che i nostri diritti sono fragili e che non è possibile liquidare certe marce e presidi come qualcosa di anacronistico, senza ripercussioni su nessuno. Ogni qualvolta uno di questi gruppi, più o meno numeroso, si intromette nella vita di una donna, noi dovremmo sentirci tutte toccate in prima persona, perché dobbiamo dire basta a queste periodiche violenze dei no-choice. Le loro marce, le loro veglie, i loro manifesti e i loro gadget, le loro battaglie oggi anche sui social, sono tutti palesi tentativi di sostituirsi alle donne, ridotte a mero ruolo di incubatrici, i cui diritti sono ridotti a briciole, come irrilevanti inezie rispetto al destino superiore del feto.

Madri a ogni costo, anche contro la propria volontà, perché in quanto donne noi non dovremmo poter decidere su noi stesse e su quanto avviene dentro di noi. Nemmeno in caso di violenze subite e di pericolo per la nostra stessa vita. Si comprende quanto si intenda svuotare le donne di una piena capacità decisionale e di potestà su se stesse. I diritti riproduttivi hanno una valenza molto ampia, investono la donna in quanto essere umano, eguale e pienamente titolare di diritti inviolabili. Inviolabile e inalienabile come il diritto a interrompere la gravidanza se non si desidera portarla a termine. Perché la maternità deve essere scelta e portata avanti consapevolmente, non perché si viene obbligate o perché non abbiamo alternative.

Lo ha sancito anche la relazione Panzeri di marzo scorso: 

l’aborto è un diritto e gli stati devono garantire che vi sia un libero accesso e una piena garanzia di potervi ricorrere. È stato ribadito il diritto a un aborto sicuro e legale.

Ogni volta che questo diritto viene messo in dubbio e si chiede di limitare la donna nel suo libero esercizio di tale diritto, si sta compiendo di fatto una discriminazione sulla base del genere e su un destino biologico che per alcuni viene prima di tutto. Questi manifestanti no-choice di fatto compiono una violazione dei confini del diritto a manifestare, perché con le loro azioni arrecano grave danno alle donne, che così vedono svilire la tutela della 194 che le rende libere di scegliere. Una violenza invasiva, sottile, psicologica e materiale.

Si permettono di fare questo tipo di violenze perché tuttora nel nostro Paese si pensa che le donne debbano e possano essere rieducate, riportate a un ordine maschiocentrico, sacrificabili, con diritti di secondo livello. I no-choice trovano spazio dappertutto, hanno sostegni enormi e hanno il coraggio di dire che loro sostengono la vita accompagnandosi ai neofascisti. Naturalmente della vita della donna loro non sanno che farsene, quella è solo l’incubatrice. Il 13 giugno saranno a Bologna.

Per fortuna la Favolosa Coalizione (qui) e le Mujeres Libres Bologna (https://www.facebook.com/pages/Mujeres-Libres-Bologna/1394495260868101) si sono preparate a rispondergli. Chiediamo che questi soggetti non trovino più sostegni, spazi negli ospedali e nei consultori che beneficiano di contributi pubblici. Chiediamo una Sanità pubblica libera dall’obiezione di coscienza, che in Italia in alcune Regioni supera lì80%. Chiediamo investimenti e potenziamenti dei consultori, per attività di contraccezione e servizi per tutelare la salute delle donne.

Chiedere l’abrogazione della 194 significa riportare tutto alla clandestinità. Per tutte le donne italiane che non si rendono conto o hanno la memoria corta, consiglio di documentarsi su cosa accade in un altro Paese dell’Unione Europea, l’Irlanda (http://www.newstatesman.com/politics/2015/06/abuse-irish-women-can-go-no-longer-abortion-must-be-legalised).
Teniamoci stretta la 194, lavoriamo sull’abuso di obiezione di coscienza e lottiamo perché anche le donne irlandesi possano avere pieni diritti sul loro corpo.
Qui la petizione organizzata da Amnesty in merito alla situazione irlandese (qui). I diritti se non sono uguali per tutte le donne, saranno più fragili e attaccabili.

Un accesso pieno e una informazione efficace in tema di contraccezione sono fondamentali. Guardiamo avanti, cerchiamo di migliorare, di progredire e di garantire servizi adeguati. Abbassiamo i costi della contraccezione, facciamo educazione a una sessualità consapevole e avviciniamo precocemente le donne ai servizi per la loro salute sessuale e riproduttiva. Non sottraiamo diritti, ma sosteniamoli e aiutiamo le donne a essere pienamente libere e consapevoli. Uniamoci tutte, perché nessuna sia mai più costretta a tornare alla clandestinità.

Perché nessuna sia costretta a emigrare per esercitare un diritto! Perché non siamo estranee, ma sorelle unite per la nostra autodeterminazione!

Simona Sforza

twitter @sforzasimona

Ritratto di Simona Sforza

Posted by Simona Sforza

Blogger, femminista e attivista politica. Pugliese trapiantata al nord. Felicemente mamma e moglie. Laureata in scienze politiche, con tesi in filosofia politica. La scrittura e le parole sono sempre state la sua passione: si occupa principalmente di questioni di genere, con particolare attenzione alle tematiche del lavoro, della salute e dei diritti.