Eccomi qui, carico come una palla da cannone. Tra qualche settimana i servizi sociali dell’asl dovrebbero (il condizionale è d’obbligo) convocare mia moglie e me per iniziare l’iter necessario alla nostra seconda adozione.

Sono un po’ teso, lo ammetto. Come non esserlo alla luce della nostra precedente esperienza e della indubbia “simpatia” che ha riscosso il mio libro nell’ambito degli assistenti sociali e degli psicologi. Non posso certo affermare di essere il loro scrittore preferito. Ma in fondo, chi se ne importa!

Iniziamo questo viaggio con l’umiltà di chi vuole ancora crescere e comprendere, di chi non crede di aver acquisito chissà quale maturità, ma consci del fatto che la nostra scelta è tanto ponderata quanto frutto di estrema passione e amore.

Siamo pronti! Zaino in spalla e… si parte!

Ovviamente, abbiamo ripreso (avevamo mai smesso?) a leggere libri dedicati, incontrare altri genitori adottivi, partecipato a forum virtuali e incontri di gruppo. Ci siamo tuffati nella nostra nuova esperienza con una forza d’animo che ci sorregge fin d’ora, che ci spinge a scoprire aspetti di noi e della nostra famiglia, che ci sprona a scandagliarci dentro alla ricerca di questioni essenziali.

Non diamo nulla di scontato perché non c’è nulla di scontato in un’adozione.
Lo ammetto candidamente, sono felice di questa nostra scelta. Ne abbiamo parlato a lungo soppesando le tante motivazioni e mille sfumature di una scelta importante come questa. Abbiamo coinvolto da subito la nostra bimba per capire quale fosse il suo pensiero e solamente dopo aver avuto la certezza che aveva compreso quello che significava l’arrivo di un fratellino/sorellina, abbiamo iniziato il nostro viaggio.

È stato meraviglioso vedere sbucare sul suo faccino un sorriso grande così quando ci ha confessato “Io sono contenta se arriva un fratellino”. Bellezza e genuinità dei bambini. Una frase sgorgata dal suo enorme cuoricino senza il filtro spesso adulterante della ragione adulta. E noi, noi ci sentiamo come lei: contenti, felici, raggianti, entusiasti, elettrizzati.

Questa volta il nostro sarà un percorso a tre e non limitato alla solitudine della coppia; tutto cambia e tutto assume significati differenti. Non solo noi ci apprestiamo a diventare nuovamente genitori, ma anche nostra figlia si sta preparando a trasformarsi magicamente in sorella maggiore (nonché perdere lo status di figlia unica… e non è poco). Cambiamenti bellissimi e straordinari che trasformeranno la nostra famiglia.

Siamo pronti, direi prontissimi. Mia moglie non sta più nella pelle (pur essendo conscia che passeranno anni), mia figlia mi chiede spesso “Quando arriva mio fratello” ed io… io sono allegro come non mai.
L’idea di incontrare il nostro bambino mi riempie di una gioia indescrivibile, mi da una carica nuova e fortissima ed una voglia infinita.

Chissà se riuscirò a mantenere questo stato di grazia anche di fronte a quello che man mano mi si presenterà di fronte. Sono conscio che sarà un cammino lungo e complicato, una specie di irrazionale percorso ad ostacoli, ma non mi importa. Ho deciso di vivere questa esperienza con animo leggero sorretto da questa grande energia che sento sgorgarmi dentro.

Mia moglie e io ci siamo fatti una promessa, abbiamo deciso di vivere “una cosa alla volta” senza pensare troppo al futuro remoto. Se dovessimo guardare alla nostra precedente esperienza, non potremmo che spaventarci e rimanere annichiliti: anni di attesa e situazioni quantomeno bizzarre costellano spesso l’esperienza adottiva di un genitore rendendo tutto un po’ troppo difficile. Ed allora meglio affrontare una cosa alla volta e viverla per quella che è senza caricarsi di fardelli che dovremo comunque portare in seguito.

Pur essendo consci (come potremo non esserlo?) che tantissimo ancora ci divide dal nostro bambino, vogliamo affrontare una tappa alla volta con calma e serenità (non è facile). Questo, è probabilmente un meccanismo di autodifesa per evitare di farci gratuitamente del male. Come non soffrire per un’attesa infinita e soprattutto un bambino che probabilmente sta già crescendo in un istituto?

Questo esercizio di sofferenza ogni tanto già ora fa capolino nella mia mente, è naturale e perfino necessario anche se fa molto male. Ed allora meglio non guardare troppo lontano e nemmeno sognare. Un passo alla volta, un passo alla volta per evitare di cadere.

Lo dobbiamo a noi e soprattutto a nostra figlia. Vogliamo che questo viaggio sia “naturale” ed allo stesso tempo importante e profondo. Cercheremo, per quanto ci sarà possibile, di rielaborare positivamente le situazioni e viverle serenamente in famiglia. Vogliamo che questa attesa venga vissuta in casa come una grande festa che conduce alla felicità.

Non siamo stupidi e nemmeno superficiali, sappiamo bene quello che ci attende. Ci saranno momenti bui e difficili che dovranno essere affrontati con vigore e determinazione coinvolgendo (nella giusta misura) tutti i componenti della nostra famiglia. Ci saranno momenti molto tristi e periodi incomprensibilmente vuoti, attimi di felicità enorme e istanti indimenticabili. Tutto farà parte del viaggio, nulla potrà essere trascurato. Metteremo nei nostri zaini la zavorra che man mano caricheremo, ma continueremo a camminare e qualche volta anche a correre… insieme.

Certo, lo confesso, già adesso mi capita di passare minuti a chiacchierare con il mio bambino lontano. Come avevo fatto con la mia prima figlia, mi metto alla finestra e fisso un punto all’orizzonte… e semplicemente mi metto a chiacchierare con lui. Gli domando come sta, se ha mangiato o se ha fatto la nanna e soprattutto gli prometto che presto verremo a trovarlo e poi starà con noi per sempre. Ovviamente lui non mi risponde, ma non importa. Io so che mi ascolta.

Siamo già una famiglia composta da quattro persone anche se una di queste è ancora lontana.

Pur non vivendo fisicamente in casa è presente ogni istante nei cuori di suo papà, di sua mamma e della sua bellissima sorellina. La nostra attesa vogliamo si trasformi in un abbraccio che si fa sentire nonostante le distanze ed i mille giorni che ci separano. C’è una canzone che fa più o meno così “Sempre ti aspetto, apro per te ogni finestra, respiro e l’aria è fresca”. Ecco, questo è per noi l’attesa di nostro figlio, un periodo che ci spinge ad aprirci alle aspettative in attesa di una ventata di aria fresca.

Sto per diventare nuovamente padre! Cosa c’è di più bello?

 

Autore Fabio Selini.
Fabio Selini ha pubblicato "
Il padre sospeso - La storia di un'adozione raccontata da un papà" - Casa Editrice Mammeonline

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