Il cellulare è davvero un buon amico per i nostri figli?

Quasi sempre tutto inizia così, con la fatidica domanda, che arriva, prima o poi, in tutte le famiglie: ”Posso avere un cellulare tutto mio?”

Da quel momento, noi genitori iniziamo ad essere bersagliati da richieste insistenti e praticamente quotidiane, sempre sullo stesso argomento.

Iniziano così una serie di schermaglie tra noi e i nostri figli, a volte delle vere proprie lotte estenuanti, che durano settimane e mesi.

Senza neanche accorgercene, cominciamo a contrattare e a patteggiare con i nostri figli , che ogni giorno portano prove, sempre più convincenti, a favore dei loro argomenti ( in classe lo hanno già tutti, i miei amici giocano con il cellulare, solo io sono fuori dal gruppo, non mi invitano mai a uscire, perché sono l’unico/a senza cellulare ecc.)

I nostri ragazzi iniziano a tirare sempre più la corda e alla fine ,quasi sempre presi dallo sfinimento, noi cediamo e regaliamo loro questo benedetto cellulare.

In fondo ci sembra, dopo tante discussioni, che si tratti solo di un oggetto, che tutti hanno e con cui, prima o poi, i nostri pargoli dovranno entrare in contatto. Pensiamo:”Alla fine noi lo usiamo tutti i giorni il cellulare!”

Poi, del resto, i nostri figli sono la famosa generazione digitale!

Così ci convinciamo del tutto:”In fondo che male c’è ad avere un proprio cellulare a 10 anni o anche prima?”

Ci illudiamo che i pargoli sapranno gestirlo; è solo un oggetto, per loro sarà facile limitarsi e ne faranno un uso moderato;speriamo che ascolteranno i nostri consigli.

Passano poi le settimane e i mesi e ci ritroviamo in una nuova realtà:i nostri figli sono diventati un tutt’uno con il loro cellulare e ,se prima andavano a dormire con il loro peluche, ora il loro amico inseparabile della notte è il cellulare e si addormentano magari non prima dell’una, mentre “messaggiano” su wathsapp.

Noi, che pensavamo di poter controllare la situazione, ci accorgiamo che ormai non abbiamo più voce in capitolo, che tocca urlare,per far staccare i nostri figli dal telefono, che, anche solo per ottenere la loro presenza al ristorante,senza il cellulare, bisogna minacciarli, o promettere loro premi e, quando cerchiamo di parlare con loro, ci vuole almeno una buona mezz’ora, per staccarli dal telefono e riconquistare la loro attenzione.

E’ a quel punto che ci chiediamo:” Ma cosa è successo a mio figlio/a? Perché preferisce il cellulare a una partita di pallone con i suoi amici, o a una pizza in famiglia? O ad andare in bici?

Perché lo\a trovo sempre in camera sua concentratissimo/a a “chattare” e mandare video su tik tok?”

La risposta è semplice , ma non facile da digerire.

Mio figlio/a è dipendente dal cellulare, come tutti i suoi coetanei e ha perso il gusto della vita vera.

Secondo le ultime statistiche, l’85% degli adolescenti, tra gli 11 e i 17 anni, usa tutti i giorni il cellulare e il 72% naviga quotidianamente su internet. La maggior parte degli adolescenti usa lo smartphone dalle 3 alle 6 ore al giorno.

Ora, considerando che le ore che i nostri figli passano a scuola, dove sono privati del cellulare, (su insistenza degli insegnanti) sono in media 6, il resto della giornata lo passano quasi totalmente attaccati al telefono.

E la vita, quella reale, dov’è finita?

Le chiacchere dal vivo con gli amici, il semplice gioco, un buon libro, letto senza fretta, una partita di pallone, le passeggiate nei parchi, il tempo passato con la famiglia?

C’è ancora spazio per tutto questo e molto altro?

I nostri figli ancora sanno assaporare il mondo, oppure sono chiusi in uno spazio virtuale, asfittico, che li rende tutti dipendenti e uguali?

Si può fare qualcosa per cambiare la situazione?

 

Io credo di si,ecco cosa fare da oggi:

  • Ricordarci che noi siamo i genitori e loro i figli e che imporre loro dei limiti e dire dei no, serve per farli crescere più forti e diventare adulti più equilibrati e sani.

  • Pensare che il cellulare non è né un giocattolo né un semplice oggetto e che metterlo nelle mani dei nostri figli, senza accompagnarli in questa fase, che è comunque di crescita, è molto molto rischioso.

  • Considerare che non daremmo mai ai nostri figli una Ferrari da guidare senza la patente e che così è con il cellulare: ci vuole una fase di apprendistato, per poterlo saper usare nel modo corretto.

 

Ora veniamo alla pratica:

  • Ricordiamoci che, come i nostri figli hanno imparato gradualmente a mangiare,camminare, correre, anche l’uso del cellulare non è un qualcosa, che si apprende subito; ci vuole tempo e una ferma guida da parte nostra.

           “Chi va piano va sano e va lontano!”

  • Quando i nostri figli ci chiedono un cellulare tutto loro, invece di correre a regalare loro uno smartpohne ultimo modello, concediamo la condivisione del nostro cellulare, in comproprietà.

    Questo li aiuterà a dosarne l’uso e impareranno quando è davvero necessario mandare un messaggio e quando possono aspettare e capiranno che i genitori usano il telefono per vere necessità e inizieranno a osservarci e ad assorbire il nostro buon esempio,ad imitarci.

  • Stiamo accanto a loro, quando navigano su internet; insegniamo loro l’uso corretto del web; le novità vanno scoperte insieme, soprattutto se sono insidiose, come internet.

  • Diamo il cellulare in occasione di reali necessità (ad esempio se i nostri figli percorrono da soli un lungo tragitto casa-scuola,o prendono dei mezzi pubblici,o vanno ad una gita scolastica ecc.),con l’obbligo poi di restituirlo, passato lo stato di necessità.

  • Limitiamo con fermezza l’uso del telefono a precisi orari e situazioni di necessità, senza avere paura di essere odiati. Ricordate che il fine ultimo dei divieti è evitare un abuso dello smartphone e garantire il benessere dei nostri figli.

  • La fretta è cattiva consigliera: solo quando vediamo che i nostri figli sono pronti per un cellulare di loro proprietà ed hanno imparato a farne un uso corretto e sano, allora sì, è il momento di regalargliene uno.

     Lo capiremo, perché lo smartphone, a quel punto, non sarà più il centro dei loro interessi, ma lo sapranno finalmente usare bene come mezzo per comunicare.

 

E SE MIO FIGLIO\A E’ ORMAI DIPENDENTE DAL CELLULARE?

Niente paura: siamo sempre in tempo per rimediare agli errori; ricordiamoci che noi siamo i genitori e siamo le guide dei nostri figli.

  • Torniamo ad avere fermezza e iniziamo prima di tutto a pretendere un’ igiene del sonno.Non ci si addormenta con il cellulare. Assicuriamoci che lo ripongano in un cassetto, o in un’altra stanza, anche a costo di scenate e urli, dobbiamo tutelare la loro salute.

  • Stabiliamo precisi orari per l’uso del cellulare, imponendo la nostra volontà e togliendo il telefono anche dalle mani, se necessario.

  • Non cediamo alle loro richieste, ai pianti, ai capricci; stiamo agendo per il loro bene; dobbiamo ristabilire un sano rapporto con il cellulare.

  • Incentiviamoli a uscire di casa, per vedere gli amici, fare una passeggiata, anche accompagnarci a fare la spesa; qualsiasi mezzo abbiamo, usiamolo per distrarli dall’ossessione del cellulare.

  • Parliamo con loro spieghiamo gli effetti della dipendenza da cellulare, facciamo leggere loro dati e statistiche, se necessario. Devono sapere quanto teniamo a loro e capire che è in gioco il loro futuro.

  • Impieghiamoli in attività pratiche, lavoretti in casa, giardinaggio, laboratori creativi; convogliamo le loro energie in qualcosa di utile e appassionante.

  • Diamo il buon esempio: lasciamo da parte il cellulare e dedichiamo del tempo esclusivo a loro; alla scoperta di un nuovo sport, di un parco in città, di un cinema; facciamo loro capire che la vita è bella, perché vissuta e che loro sono tanto importanti per noi.

  • Se vediamo che da soli non riusciamo a risolvere la situazione non esitiamo a cercare un aiuto professionale.

 

Con l’amore, la determinazione e la pazienza, nelle settimane e nei mesi, l’equilibrio dei nostri figli sarà ristabilito e ne gioverà tutta la famiglia.

 

                                                Buona vita vera a tutti!

Ilaria Sacchetti

Ritratto di Ilaria Sacchetti

Posted by Ilaria Sacchetti

Sono Ilaria, una mamma come tante; credo molto in quello, che possono fare i genitori per i propri figli e in generale in chi accudisce tutti i giorni i bimbi con amore e dedizione.
Nel mio piccolo, come mamma alle prime armi, cerco, tra esperimenti  a volte riusciti, letture di psicologia infantile e consigli chiesti ad esperti, di risolvere i piccoli e grandi problemi giornalieri. 
Tra le fasi più dure per me, come madre, c’è stata quella del famigerato “spannolinamento”; quando sono uscita dal tunnel, mi sono ritrovata  piena di appunti, presi dai libri e consigli utili, ricevuti dagli esperti nei momenti di panico e allora ho pensato:  “Perché non aiutare anche altre mamme o papà che non sanno che pesci prendere?”