La composizione del latte materno è qualcosa che solo in tempi recenti ha iniziato ad essere indagato dalla scienza. In definitiva, tutti i mammiferi allattano, e pare che vada bene così a tutti: infatti, se un cucciolo di… cane, gatto, pecora, leone, delfino o pipistrello non avesse a disposizione il latte di mamma, farebbe una ben brutta fine.

Ancora peggio sarebbe se per qualche motivo il latte della sua mamma non andasse bene! Senza rendersene conto il cucciolo riempirebbe lo stomaco di qualcosa di inadeguato, e crescerebbe poco e male, o morirebbe lentamente!

Eppure qualche decennio fa è stata messa in circolazione la voce che alcune mamme avessero bisogno di far analizzare il latte per controllarlo. Come è nata questa storia?

La faccenda del latte “povero” o “troppo ricco” ha radici molto antiche. Fin dai tempi delle balie esistevano dicerie sul fatto che alcune balie avessero il latte “migliore” di quello di altre e c’erano metodi fantasiosi per sapere come riconoscerle, in base al colore dei capelli o altre caratteristiche bizzarre. Le nostre conoscenze sulla composizione del latte, poi, nascevano in modo molto empirico dall’osservazione del latte ottenuto dalla mungitura delle mucche, e quindi per molto tempo le conoscenze zootecniche sono state lo standard di riferimento. Ma questo ci ha portato a volte fuori strada, perché le donne non sono certo mucche, i nostri bambini non sono certo simili ai vitelli, e la loro fisiologia per parecchi aspetti è alquanto diversa!

L’esigenza di sapere esattamente la composizione del latte umano poi è diventata impellente diversi decenni fa, su input dei produttori di formule (i latti artificiali per l’infanzia). Infatti all’epoca i latti artificiali presentavano gravi carenze e scompensi, per cui molti bambini reagivano male all’alimentazione artificiale o avevano seri effetti collaterali. I produttori si chiedevano cosa c’era che non andava nei loro latti, e pensarono bene di analizzare il latte di donna per vedere come migliorare i loro sostituti.

Peccato che non sapessero niente, né loro né la scienza, di fisiologia della lattazione umana, quindi i risultati furono male interpretati!

I metodi di estrazione ed analisi del latte umano erano inadeguati e i risultati disorientanti. Infatti i ricercatori si accorsero che i campioni di latte materno erano piuttosto differenti tra di loro e non ne sapevano la ragione. Nessuno sapeva – né aveva pensato di chiedere alle mamme – che il campione di latte potesse essere diverso a seconda se la mamma avesse allattato l’ultima volta due ore prima, o avesse appena finito di allattare, e persino in base alla frequenza con cui poppava il bambino nell’arco della giornata.

Venne confermato così il mito che ci fossero buone e cattive nutrici, e nacque l’esigenza di definire uno “standard” su quale fosse la “giusta” composizione del latte umano. Così, applicando una regola empirica, si decise di considerare il “giusto” nel mezzo, fare una media tra i vari campioni, e quindi di considerare i campioni che si trovavano a un estremo o all’altro rispetto alla media come “non idonei”.

In pratica, se Mariuccia si era tirata il latte ed era risultato che il suo latte conteneva, tanto per dire, il 93% di acqua, e Pinella invece nel suo latte aveva il 20% di grassi, decisero arbitrariamente che la virtù stava nel mezzo, e Mariuccia avesse il latte “troppo acquoso”, mentre Pinella troppo grasso.

Un’intera generazione di mamme (quelle che oggi sono nonne) furono stressate da medici ansiosi e imbarazzati da questa nuova e straordinaria scoperta, e spinte a fare analisi del loro latte (un solo e singolo campione preso a caso ovviamente), e spesso purtroppo costrette a smettere di allattare perché il latte “non andava bene”. Ancora oggi ci sono mamme che raccontano che nella loro famiglia “il latte era povero” (ma se davvero fosse stato così, quella famiglia non si sarebbe dovuta estinguere almeno 10.000 anni fa??).

Come dicevo però, la ricerca scientifica ancora non sapeva un granché di allattamento, e doveva ancora scoprire tante cose (e ancora tante ne deve scoprire)!

Quando infatti in seguito si iniziarono a fare ricerche più mirate, si scoprì un fatto davvero straordinario: pur mantenendo alcune costanti di base nella composizione e nella adeguatezza nutrizionale, il latte materno non è sempre lo stesso! Ogni mamma produce un latte che varia in composizione (e anche aspetto, come molte mamme che allattano scoprono da sole), in modo naturale, durante l’arco di tutto l’allattamento.

Il primo cambiamento estremamente evidente è quello dal colostro al latte cosiddetto maturo. Ma poi, anche dopo questa prima fase iniziale, il latte non è mai uguale identico ogni giorno e in ogni momento della giornata. Esso cambia di giorno in giorno, dalla mattina alla sera, e anche durante la stessa poppata! Avete già sentito parlare della faccenda del primo e secondo latte?

Studiando la dinamica delle poppate con l’ecografia, i ricercatori hanno scoperto una cosa sorprendente: i globuli di grasso contenuti nel seno vengono “rilasciati” nel latte dopo un po’ che il bambino poppa, cioè durante la cosiddetta “calata”. Questo significa forse che la prima parte della poppata è “solo acqua”? No di certo! La frazione acquosa del latte contiene alcune fra le componenti più preziose, ad esempio gli anticorpi, il lattosio (che non è un semplice zucchero bensì serve allo sviluppo cerebrale), enzimi, proteine eccetera.

Semplificando al massimo e in parole poverissime, il primo latte, che arriva al bambino quando si attacca al seno, contiene una proporzione un po’ maggiore di acqua e zuccheri, rispetto al latte che arriva dopo. La cosa d’altronde ha la sua logica. Questo primo latte, più dissetante, diventa più grasso dopo durante la poppata, in modo che – in pratica – anche se il bimbo ha solo sete, e fa quindi una poppata breve per dissetarsi, giustamente riceve comunque la protezione immunitaria e un po’ di pappa perché deve crescere un bel po’, e se ha anche fame, continua a poppare e dopo un po’ arriva la parte più consistente del pasto. Non avrebbe senso costringerlo a fare prima la cena, se ha solo sete o voglia di uno spuntino, no?

L’ultima frazione di latte poi, contiene dei grassi particolari, che hanno la funzione di togliere la sensazione della fame. Chiaramente arrivano quindi alla fine…

Sarà allora questa faccenda un’altra complicazione di cui tenere conto per gestire al meglio le poppate? È necessario che una mamma che allatta debba usare l’orologio o il microscopio per controllare che il pupo arrivi “a prendere il secondo latte”? E’impossibile ovviamente e pensarci serve solo se vogliamo complicarci la vita con regole inutili.

Ecco cosa mi dicono in questi ultimissimi anni alcune mamme in ambulatorio: “Martina, mi hanno detto che il bambino deve stare attaccato almeno (… segue un numero assolutamente privo di alcun senso, che dipende dal punto di vista di chi lo ha detto…) sennò non fa un pasto completo”.

Vade retro, orologi!!! Queste indicazioni sono retaggi del secolo scorso, di chi propinava alle mamme schemi rigidi, e ora che ha appreso le nuove scoperte della scienza, ha semplicemente cambiato i motivi per giustificare lo schema, ma si tratta sempre di uno schema rigido e che non rispetta la fisiologia! Proprio non si riesce a lasciar andare certi rituali, bisogna riverniciarli di modernità e cercare di portarli ancora avanti?!

A prescindere dalla varietà delle poppate, alla fine della giornata, fra spuntini, bevutine e pranzi, il bambino prende sempre tutto ciò che gli serve, se gli si permette di prendere il seno quando e come vuole.

Se la Natura avesse previsto che fossimo noi a dover tenere sotto controllo questi aspetti, ci avrebbe dato, non so, dei “contenitori” o “rubinetti” differenziati… Invece, proprio perché il meccanismo è già perfetto da solo, anche quando l’essere umano era analfabeta e non sapeva niente di acqua, grassi, zuccheri o calorie, bambini e tette si sono sempre accordati perfettamente.

Infatti, tornando a Mariuccia e Pinella, la scienza ha fatto altre prove più ‘mirate’, e ha chiesto alle mamme di tirare il latte in più momenti della giornata: prima, durante e dopo una poppata, e in momenti diversi, dalla mattina alla sera. Mettendo insieme i risultati parziali, si è visto che tutte le mamme avevano sempre alla fine della giornata dato il giusto ai loro bambini.  

Fare l’analisi di uno o pochi  campioni non ha quindi alcun senso né dà alcuna indicazione scientificamente valida sull’adeguatezza del latte materno.

Tra l’altro, se un bimbo fa poppate veramente molto frequenti, come è previsto dalla Natura per la specie umana, la differenza tra primo e secondo latte diventa una sfumatura accademica.

È stato perfino dimostrato che il latte materno è adeguato anche in condizioni nutrizionali e alimentari non ottimali. Questo accade perché la Natura dà la priorità al nuovo nato e quindi, in caso di necessità, va ad attingere alle riserve materne, se quello che serve a sintetizzare il latte non arriva quotidianamente dal cibo che la mamma mangia. Solo in caso di grave malnutrizione materna, condizione per nostra fortuna estremamente rara in Italia, il latte può risentirne e diventare parzialmente carente, ma solo relativamente alla quantità di alcune componenti. È stato visto quindi che, piuttosto che abbandonare l’allattamento a favore della formula,  è molto più semplice , oltre che più economico, apportare delle integrazioni o correzioni nella dieta materna, per far avere al bambino di nuovo il nutrimento perfetto per lui.

Quindi non esiste il latte magro o il latte grasso, abbiamo finalmente chiarito questo fatto, vero?

Le mamme e i bambini hanno sempre allattato felicemente senza sapere un accidente di composizione del latte, contenuto in proteine o grassi, o cosa fosse proprio una molecola! È evidente quindi che la Natura abbia previsto che il meccanismo funzioni fin da quando stavamo cominciando a cercare di capire cosa potevamo fare col pollice opponibile J.

Al vostro bambino o bambina non interessa niente di quello che pensiamo noi: loro sanno cosa vogliono e di cosa esattamente hanno bisogno in quell’esatto momento. Basta un gesto semplicissimo: offrire il seno tutte le volte che mostrano di voler poppare!

Martina Carabetta, IBCLC
Ambulatorio per l’allattamento Latte & Coccole – Roma
www.latteecoccole.it

 

foto tratta da: http://moms.gather.com/

Ritratto di Martina Carabetta

Posted by Martina Carabetta

Martina Carabetta, mamma di due ragazzi ormai ex-adolescenti, ed IBCLC (International Board Certified Lactation Consultant), cioè Consulente Professionale in Allattamento Materno, da quasi 20 anni aiuto le mamme in allattamento a Roma (e non solo!).