La violenza sulle donne è ormai data per scontata. Questo, in realtà, significano i consigli su come non farsi stuprare, o ammazzare che abbiamo ricevuto in questi giorni e che rimandiamo al mittente.
"Attente al lupo", gridano tutti, solo che il lupo viene lasciato libero di muoversi a suo piacimento, perché si veste da nonnina e anche se gli spuntano i peli sulle braccia e le orecchie sotto la cuffietta, nessuno vede o sente.

Fuor di metafora ancora e ancora denunce di donne impaurite, di madri angosciate per le figlie, lasciate cadere; morti annunciate, violenze che si ripetono fino a quella fatale, luoghi abbandonati (anche le guardie mediche): dunque mai sole, di notte ma anche di giorno, mai tranquille.

L'UDI partecipa e parteciperà a tutto ciò che si muove contro questa deriva, il cui sinistro contorno è l’invito a fare le Cornelie madri dei Gracchi, con i loro figli gioielli, due per donna.
Ma prima e durante e dopo fiaccolate, manifestazioni, incontri con le istituzioni, incontri fra noi e altre per dire basta, UDI intende riportare al centro il problema che abbiamo davanti.

Non si tratta di numeri, di etnie, di stupri o femminicidi, o acido sulla faccia o botte, dove perché e chi.
Continuiamo a pensare, e abbiamo avuto ragione nel dire, che la violenza maschile è innanzi tutto un fatto di potere, costruito culturalmente nei secoli, nel rapporto uomo-donna, con tutte le sfumature etniche o religiose possibili o immaginabili. Ci vuole rigorosa certezza della pena, ci vuole contrasto alla violenza agita, ma ci vuole soprattutto prevenzione di quella futura.

Ovviamente non indicandoci i percorsi sì e quelli no, ma prendendo i futuri lupi dall'età scolare, anzi da prima, a partire dalle famiglie spesso indifferenti o persino tolleranti, e costringerli a misurarsi con il genere femminile e rispettarlo, coprire di disapprovazione e ostracismo sociale i violenti e tutti coloro che ne sono complici, ma anche tagliare ogni risorsa a chi usa nei media, nell'informazione, nella formazione stereotipi sessisti e costruisce l’inferiorità delle donne e l’uso del loro corpo senza autodeterminazione.

Le istituzioni tutte facciano la loro parte: troppo della Convenzione di Istanbul non è applicato! Le Convenzioni internazionali non basta firmarle ma vanno rese operative.
Dunque nuove azioni e nuovi strumenti subito, applicare in fretta e in modo efficace le leggi esistenti e dare un nuovo impulso a tutte le forme di prevenzione, di formazione, anche nei centri di accoglienza (perché no? ci piacerebbe infatti sapere che cosa si dice sulle donne a chi, da uomo, arriva nel nostro paese, forse nulla, visto che al nostro paese delle donne, italiane e straniere, importa davvero poco), certezza della pena, contrasto e sicurezza nelle strade, senza mai dimenticare che i violenti hanno anche la chiave di casa e che troppe donne sono più sicure per strada che a casa loro.

Non c'è dunque altra arma che smascherare e indebolire fino a determinarne la scomparsa, la violenza maschile storica, sociale e culturale che tollera, copre, minimizza o peggio del peggio, giustifica dicendo che le donne se lo sono cercata e insegna alle donne come e dove devono essere, camminare e vestirsi per evitare la violenza dei maschi. Che sono provocati dalle donne e li trascinano in istinti più grandi di loro!

Questo è indegno di un paese civile e cataloghiamo queste aberrazioni come atti di complicità con violenti e stupratori.

UDI è vicina alle donne e ragazze colpite da questa violenza, alle loro famiglie, non smetterà mai di agire perché si renda giustizia alle vittime, perché si creino gli strumenti non solo per fermare i violenti prima che agiscano, ma per cambiare la nostra società prima di fabbricare mostri.

Roma 21 settembre 2017

Vittoria Tola, Laura Piretti
Responsabili nazionali
UDI-Unione Donne in Italia

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